VivaTech Confidence Barometer 2025
da Milano – Viva Technology annuncia la seconda edizione di VivaTech Confidence Barometer, un’indagine internazionale sugli executives del settore tech condotta da OpinionWay. In generale, dalla ricerca emerge che i progressi tecnologici sono considerati sempre più strategici dalle aziende e rappresentano un’area di investimento prioritaria per i senior executives. Si evidenzia una marcata divergenza di opinioni tra i rispondenti: gli americani si percepiscono come più competitivi rispetto ai loro omologhi europei, con Francia e Regno Unito che avanzano con sicurezza, mentre Italia e Spagna rimangono più indietro.
IA, una sfida accolta dalle aziende di tutto il mondo
Il 100% degli executives ritiene che l’adozione di almeno una nuova tecnologia generi benefici tangibili per la propria azienda, come un aumento della produttività (62%) e una riduzione dei costi operativi (48%), una tendenza chiaramente riflessa nelle loro intenzioni di investimento. Il 91% delle aziende intende aumentare gli investimenti in almeno una delle tecnologie su cui ha già puntato. Non sorprende che l’IA emerga chiaramente come la tecnologia più probabile per generare un impatto sul business delle aziende (65%), superando di gran lunga la cybersecurity (41%) e il cloud computing (39%).
Nei prossimi 12 mesi, l’85% delle aziende intervistate prevede di aumentare i propri investimenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale.
Percezioni divergenti sulla competitività internazionale: gli USA in pole position
L’81% degli executives ritiene che la tecnologia sia fondamentale per rafforzare la competitività internazionale della propria azienda. Gli Stati Uniti e il Regno Unito sono i più fiduciosi nella capacità del loro settore tecnologico di competere a livello internazionale, con il 92% e l’81% dei CEO, rispettivamente, che considerano il proprio paese all’avanguardia, rispetto all’86% e al 77% del 2024. I CEO in Francia (76%), Germania (76%), Canada (74%) e Spagna (70%) condividono una percezione simile, giudicando le loro aziende relativamente competitive. Al contrario, i CEO italiani sono meno fiduciosi, con solo il 64% che giudica le proprie aziende come tali.
Secondo tutti gli executives intervistati, i principali fattori citati per garantire la competitività tecnologica delle loro aziende sono:
- Dipendenti altamente qualificati (45%)
- Investimenti continui in R&D (44%)
- Forte reputazione e riconoscimento internazionale (43%)
Gli Stati Uniti (45%) e la Francia (39%), inoltre, attribuiscono sempre maggiore importanza alla collaborazione internazionale per rafforzare la propria competitività. Agli executives è stato anche chiesto dell’adozione di innovazioni tecnologiche nei loro paesi. Anche qui, gli executives negli Stati Uniti e nel Regno Unito ritengono che i loro paesi siano leader, con l’87% e l’82% rispettivamente che ritengono le proprie aziende all’avanguardia nell’adozione di innovazioni tecnologiche. Questo entra in contrasto con l’Italia, dove gli executives vedono il proprio paese ancora indietro (44%).
La Francia (71%) si colloca leggermente sotto la media internazionale del 76%, ma gode di una dinamica positiva con un aumento di oltre 10 punti rispetto al barometro del 2024.
Il fattore umano al centro del dibattito tecnologico: la mancanza di dipendenti qualificati (41%) e la resistenza al cambiamento (39%) sono frequentemente citati come ostacoli, mentre il talento è considerato uno dei principali motori di competitività (45%). Inoltre, è interessante notare ancora una volta il contrasto tra Europa e Stati Uniti, dove gli executives citano la conformità normativa e le questioni relative alla protezione dei dati come i principali ostacoli all’adozione di tecnologie emergenti da parte delle aziende americane (50% / +12 punti rispetto al 2024).
Progresso tecnologico: fonte di preoccupazioni, fonte di soluzioni
Fake news e protezione della privacy
Sebbene il progresso tecnologico sia visto come un fattore competitivo capace di consolidare la leadership di un paese, gli executives aziendali rimangono consapevoli dei rischi intrinseci. Tra tutti gli intervistati, tre quarti (77%) si dichiarano ugualmente preoccupati per l’invasione della privacy e per la proliferazione delle fake news, oltre alla difficoltà di identificarle.
Il tema della privacy rappresenta una preoccupazione in tutti i paesi analizzati, anche se è maggiormente sentito negli Stati Uniti (83% / +5 punti rispetto al 2024) e in Spagna (90%). Germania e Italia, invece, risultano più rilassate su questa questione (59% / -10 punti rispetto al 2024 e 67%). In Francia, dove la privacy rimane una preoccupazione importante, il livello di preoccupazione tra gli intervistati è sceso dall’83% al 79%.
Per affrontare queste preoccupazioni, 9 aziende su 10 hanno già introdotto misure per informare e rassicurare dipendenti, clienti e fornitori di servizi. A breve termine, più della metà delle aziende prevede che la gestione dei dati diventerà ancora più complessa in futuro.
Focus sull’ambiente
L’impatto negativo della tecnologia sull’ambiente preoccupa il 70% dei leader aziendali. Tra gli intervistati, unicorn, startup e scaleup mostrano una maggiore sensibilità al tema, con il 47% che si dichiara molto preoccupato. Dall’altra parte dell’Atlantico, gli Stati Uniti esprimono una preoccupazione più marcata rispetto all’anno precedente, superando la media (74% nel 2025 rispetto al 57% nel 2024).
La tecnologia come risposta alle principali sfide sociali
Pur comportando incertezze e rischi, la tecnologia è vista da oltre 9 leader aziendali su 10 (90%) come una soluzione alle principali sfide del nostro tempo. Gli executives sono convinti che la tecnologia possa potenziare le persone affrontando le sfide del sistema educativo (45%), facilitando l’accesso alle informazioni e contribuendo a combattere la disinformazione (42%).
La Germania si distingue per una convinzione superiore alla media sull’utilizzo delle nuove tecnologie per affrontare le sfide del sistema educativo (60%), mentre il Regno Unito e la Spagna sono maggiormente orientati verso la necessità di combattere la disinformazione (52%). La Francia, invece, pone un’enfasi crescente sulla diversità e l’inclusione rispetto all’anno scorso (32% nel 2025 rispetto al 18% nel 2024).
Inoltre, l’81% dei CEO ritiene che l’ecosistema tecnologico nel suo complesso promuova diversità e inclusione.