Quattro quinti dei dipendenti di PMI ritengono che pratiche illegali o non etiche siano comuni tra le imprese italiane
da Milano – I risultati di una nuova ricerca di BSA | The Software Alliance, la principale organizzazione nel settore del software, indicano che circa l’80% dei dipendenti di PMI italiane ritiene che pratiche illegali o comunque contrarie all’etica siano comuni tra le imprese del nostro Paese. Inoltre, il 79% dei lavoratori ha dichiarato di essere pronto a segnalare tali pratiche, laddove il 10% di loro l’ha anche già fatto in passato.
In particolare, i lavoratori sondati dalla ricerca si sono detti più propensi a segnalare atti di bullismo (60%), frodi (60%), abusi (56%), furti ai danni delle proprietà aziendali (54%), evasione fiscale (52%) e il mancato rispetto degli standard industriali (48%).
Inoltre, più di un terzo dei lavoratori (per la precisione, il 35%) afferma che segnalarebbe anche pratiche informatiche illegali o non etiche, quali l’utilizzo o il download di software non autorizzati o contraffatti. Il che – soffrendo ancora l’Italia di uno fra i più elevati tassi di pirateria nell’Europa Occidentale (il 45%, secondo l’ultimo studio IDC) – significa che molte aziende potrebbero scoprirsi potenzialmente vulnerabili a una miriade di rischi legali, finanziari e d’immagine, legati all’uso di software privo di regolare licenza.
Infatti, la stessa BSA in Italia riceve ogni anno centinaia di rapporti online da dipendenti scontenti di tali scorrettezze. Basti ricordare che nel 2016 le aziende italiane che sono state segnalate per impieghi di software senza licenza hanno dovuto pagare in media circa 38.000 euro di danni per siglare accordi stragiudiziali con BSA.
“La ricerca mostra che i dipendenti non sono disposti ad accettare qualsiasi pratica che infranga la legga o metta in discussione la loro etica, che si tratti di frode, evasione fiscale o di impiego illegale di software. Le PMI dovranno ripensare le proprie pratiche operative e commerciali prima che sia troppo tardi”, afferma Paolo Valcher, Presidente del Comitato Italiano di BSA. “E il modo migliore per rivedere e ottimizzare le pratiche relative al software in azienda è introdurre il Software Asset Management (SAM – certificato ISO) tra i processi dell’azienda. Che si tratti di un regolare e semplice inventario per le piccole imprese o di processi SAM che seguono l’intero ciclo di vita del software per le società più grandi, le aziende di ogni dimensione beneficeranno grazie ad esso di una migliore gestione del proprio asset, in grado di ridurre l’esposizione al rischio e di aumentare l’efficienza operativa nell’operatività quotidiana”.
Mentre sempre più lavoratori ammettono di essere pronti a chiedere conto ai propri capi dei loro comportamenti, BSA ha attualmente in corso una campagna di educazione e sensibilizzazione chiamata proprio “Il Valore del Software“ e volta ad informare le PMI italiane sui pericoli dell’utilizzo di software senza licenza, sottolineando i vantaggi di tenere sempre sotto controllo il parco licenze dei software installati sui computer aziendali.
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Nota metodologica: la ricerca è stata condotta da Opinium nell’aprile del 2017, interrogando attraverso un questionario online 2.004 impiegati italiani di piccole e medie imprese (ossia tra 1 e 249 dipendenti).