C’era un volta il punta e clicca
da Milano – “Bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro“. La citazione, molto ad effetto, è di Tucidide, uno storico ateniese (431 404 a.C.) scovato su Wikipedia.
Serve come spunto per introdurre questo articolo dedicato alla preistoria dei videogame. Si parla dei primi anni ’90, un’epoca permeata di eccitazione ed entusiasmo per un nuovo mondo che si stava affacciando alla ribalta: quello dei videogame, appunto. Erano titoli con una grafica imbarazzante, se confrontata coi titoli attuali, però erano (sembravano?) bellissimi e soprattutto i concept di gioco più diffusi: sparatutto in soggettiva, in terza persona, platform, strategici in tempo reale, simulatori di guida, manageriali, giochi di calcio, sono gli stessi dei giorni nostri.
Certo l’intuizione si evoluta su grafiche sempre più realistiche. Eppure il nucleo, l’idea primordiale, risale proprio a quei lontani anni ’90. È in quegli anni pionieristici e carichi di spensieratezza che si afferma un genere di videogioco destinato a vivere una stagione d’oro per scomparire nell’oblio: il punta e clicca.
Il meccanismo di gioco era piuttosto semplice, cliccando su alcuni elementi della schermata si attivavano delle azioni: un messaggio sonoro, una mini animazione, un fumetto, una frase, un indizio disegnato e altro ancora. Le funzionalità erano quindi minime e anche la programmazione di base, questo consentiva quindi di puntare sulla grafica. Non c’erano routine di giochi esasperate a impegnare la memoria (minima) dei PC come accadeva, ad esempio, con gli sparatutto e i simulatori di guida.
Proprio per questo i punta e clicca erano graficamente bellissimi, originali, colorati e popolati da una serie di personaggi che sembravano usciti da una serie a fumetti (a volte lo erano veramente).
In questo periodo di autoisolamento dovuto al corona virus molti di voi giocheranno agli ultimi blockbuster del mondo videogame, ma siccome il tempo libero è tanto vi suggeriamo di fare un salto indietro nel tempo è provare una manciata di punta e clicca che troverete in versioni perlopiù gratuite su siti di retrogaming. Piccole chicche di intrattenimento che scalfiranno presto la vostra diffidenza iniziale.
Dunque ecco l’elenco:
Maniac Mansion II: Day of the Tentacle: conosciuto in italia con il titolo “Il giorno del tentacolo”, prodotto da LucasArts e distribuito in Italia da C.T.O. di Zola Pedrosa (sic, quanti ricordi). Trama: un tentacolo viola tenta di conquistare il mondo e tre amici provano a fermarlo. Il gioco è assai meglio del soggetto.
Woodruff and the Schnibble of Azimuth: pubblicato da Sierra Entertainment e distribuito in Italia sempre da C.T.O. I protagonisti sono i Boozook umanoidi dotati di code, orecchie a punta e nasi straordinariamente lunghi.
Full Throttle: prodotto da Lucas Arts e distribuito in Italia, manco a dirlo, da C.T.O. All’epoca fu uno dei titoli più attesi e apprezzati, diventando una sorta di cult. Il protagonista è Ben, il capo di una banda di motociclisti chiamata Polecat.
Sam & Max Hit the Road: sempre Lucas Arts e C.T.O. I personaggi di questo videogioco sono tratti dal fumetto Sam & Max: Freelance Police creato da Steve Purcell.
The Secret of Monkey Island: è la prima avventura grafica della saga di Monkey Island ed è stato prodotto nel 1990 da LucasArts. Risale, udite udite, al 1990. Atmosfere piratesche e caraibiche che ricordano Jack Sparrow.
Dove trovarli
Questa è un ottima risorsa: https://giochiabandonware.com/day-of-the-tentacle. Ma in rete con digitando abandonware si trovano dozzine di risorse.