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Un ritratto dei Nuovi Senior: generazioni a confronto
da Milano – L’elevata aspettativa di vita – i dati italiani oggi parlano di circa 80 anni per gli uomini e 85 per le donne, ca. 2 anni più della media europea – insieme alle condizioni di relativo benessere degli over55 – le indagini internazionali ci collocano a metà classifica – stanno producendo dei forti cambiamenti nel modo di vivere il passaggio dall’età adulta all’età anziana. Ad esempio, per gli oltre 14 milioni di 55-74enni italiani l’età anagrafica non costituisce più una soglia rilevante: le candeline dei 60 o 70 anni non fanno più sentire anziani ma anzi aprono la porta a un nuovo ruolo nella società e danno spazio a una progettualità diversa. Le conseguenze della rivoluzione demografica e sociale in corso sono state analizzate da una ricerca inedita “Un ritratto dei Nuovi Senior: generazioni a confronto”, progetto di Osservatorio Senior www.osservatoriosenior.it e del Laboratorio TRAIL dell’Università Cattolica, i cui risultati sono stati presentati in un incontro – realizzato con il supporto di Yakult – presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.
I dati della ricerca sono stati raccolti tra settembre 2015 e settembre 2016, con l’intenzione di definire quale sia l’immagine che i senior hanno di se stessi nonché la distanza di percezione da parte delle altre generazioni. A questo scopo nella ricerca convivono, per la prima volta insieme, punti di osservazione insoliti: quello dei giovani, dei giovanissimi e degli over 80.
Indagando quindi la percezione personale dell’anzianità, la prima evidenza della ricerca è che i senior non si sentono anziani. Sicuramente non ci si sente anziani tra i 55-64enni, ma neppure tra i 65-74enni: infatti solo il 15,3% degli uomini e il 28,8% delle donne di quest’ultima fascia di età dichiara di sentirsi anziano. A completare il dato, il 43,9% dei 65-74enni uomini non si sente anziano per nulla e il 40,7% solo un po’, a fronte rispettivamente del 37,6% e del 33,7% delle loro coetanee donne.
Anche la condizione di nonno, da sempre associata nell’immaginario collettivo all’anziano, si libera dalla sensazione di anzianità: infatti solo una minima parte dei 65-74enni, il 4,5% degli uomini e il 3,8% delle donne, inizia a sentirsi anziano quando diventa nonno. I dati insomma dicono che nei nuovi senior la figura del nonno si è spogliata dalla accezione tradizionale: diventare nonno è ormai un’esperienza densa di connotati positivi sganciati dall’invecchiamento.
L’anzianità viene vista sempre meno come un’età e sempre più come una condizione soggettiva. I nuovi senior si vedono e sono visti come persone che hanno la potenzialità di espandere esperienze rispetto alla fase adulta, dando spazio a nuovi progetti. Esprimono il forte desiderio di essere attivi, impegnati e coinvolti, ancora capaci di investire energie ed emozioni. Desiderano essere “in attività” anche dopo il pensionamento, negli ambiti più disparati. Si va dalle attività sportive per mantenersi in forma ed in salute (quali per esempio la corsa, la camminata, l’andare in palestra, nuotare, fare yoga o ballare), al viaggiare verso destinazioni sia vicine sia lontane, alla cura e manutenzione della propria abitazione, fino al desiderio di investire le proprie energie nella propria crescita (leggere, frequentare corsi di attività artistiche, aderire ad associazioni culturali, iscriversi a un’università della terza età, ecc.).
Proprio questa vitalità li rende inoltre soggetti indispensabili nell’ingranaggio familiare e nel supplire alle carenze del welfare: dedicano significativa attenzione alla loro rete relazionale, sono capaci di dare sostegno emotivo, economico e aiuto quotidiano a figli, nipoti, nonché ai loro stessi genitori.
Ancora in uno stato di salute che consente alla larga maggioranza di essere autonomi e di non vedere ostacolati i propri progetti, gli attuali sessanta-settantenni italiani si considerano una generazione fortunata che ha avuto, e che ha tutt’oggi, un ambiente favorevole. Riconoscono l’impatto positivo e le opportunità date dalle tecnologie, dalla crescente disponibilità di informazioni sulla salute e dallo status economico raggiunto che permette loro di attutire le ansie sul proprio futuro.
Rispetto alla percezione della condizione dei senior da parte delle altre generazioni, tanto i giovani 25-35enni, quanto i giovanissimi nipoti tredicenni, così come la generazione anziana degli over 80, hanno una percezione per molti aspetti vicina a come loro stessi si rappresentano. Anche per le altre generazioni la definizione del 55-75enne come anziano non è più condivisibile. Nonostante il 65-74enne pensi invece che gli altri lo vedano più anziano di quanto non si senta lui stesso (29% vs. 15% per gli uomini e 40% vs. 29% per le donne), lo stereotipo tradizionale del sessantenne e settantenne viene sostanzialmente rifiutato da tutti.
La ricerca ha però individuato alcuni aspetti sui quali la percezione non è del tutto omogenea. La prima differenza riguarda il rapporto tra senior e 25-35enni, presagendo un possibile conflitto generazionale. Da una parte i senior si descrivono come responsabili del futuro della generazione dei loro “figli” e preoccupati per le loro difficoltà soprattutto lavorative e di autonomia economica, dall’altra molti giovani percepiscono il rapporto come conflittuale oscillando tra l’immagine più tradizionale del senior come potenziale “mentore” a quella più recente di “rivale”, spinta soprattutto dall’aspro mercato del lavoro.
Il secondo aspetto su cui si rileva una differenza di percezione riguarda la carica energetica e la resistenza psico-fisica necessarie per l’attività lavorativa o post lavorativa. Paradossalmente, i senior sono più confidenti nella loro resistenza fisica e avvertono meno fatica di quanto venga loro attribuita dalle generazioni sia dei più giovani sia dei più anziani. Il terzo aspetto su cui emerge una certa differenza di percezione riguarda quel che pensano gli over80 delle persone della generazione successiva alla loro. Se, come abbiamo già visto, gli stessi senior non negano di essere una generazione fortunata, sono soprattutto gli over80 a segnalare che le generazioni dei sessantenni e settantenni non sono solo fortunate per l’epoca in cui sono cresciute e hanno vissuto, ma sono ancora incredibilmente avvantaggiate per via delle enormi opportunità di cui possono godere oggi e che non erano ancora disponibili quando loro erano più giovani. Gli ultra ottantenni ne invidiano la maggiore libertà relazionale e la conseguente possibilità di creare nuovi legami affettivi, l’opportunità di beneficiare di trasporti e spostamenti più agevoli, fino alle maggiori possibilità di tenersi informati tramite l’uso di internet.
“I senior sessantenni e settantenni sono in una condizione di esplorazione di questa fase della loro vita, che non solo si presenta nuova rispetto al passato, ma che al momento non ha ancora dei modelli consolidati di riferimento – commenta Enrico Oggioni, Presidente Osservatorio Senior, che ha guidato la ricerca insieme ad Alessandro Rosina e Giuseppe Scaratti dell’Università Cattolica – La ricerca ha evidenziato che per vivere al meglio questa età sono importanti la capacità di mantenere viva la propria rete di relazioni e la capacità di guardare ancora al futuro, investendo sia verso il prossimo sia verso sé stessi. La società nel suo insieme potrà accompagnare positivamente questa rivoluzione epocale se sarà in grado di valorizzare le potenzialità che i senior possono ancora esprimere”.